“GLI ITALIANI, nella lunga privazione di Stato, non hanno appreso a elaborare regole di condotta condivise, ma hanno trovato la loro forma di sussistenza e organizzazione nei legami di comunità e nelle specie familiari: in senso lato, di conoscenze. Di qui quell’assetto familistico che ha rallentato il formarsi di una mentalità modellata sull’idea di bene pubblico. In assenza di Stato, a far da Stato ha provveduto la famiglia e, più in generale, i rapporti di prossimità. Di questo si ha prova nelle crisi economiche, dove a reggere è il welfare familiare. Oggi, più che mai, in una restrizione progressiva dello Stato sociale.”
(Salvatore Natoli, “Antropologia politica degli italiani, pag. 21”)