Il nostro amico Aldo Antonelli ci chiede di pubblicare la lettera che ha scritto al Cardinal Tarcisio Bertone che volentieri riportiamo.
Ho voluto far passare la domenica nella speranza che la meditazione liturgica mi liberasse dalla rabbia e dall’insofferenza che nutro, ormai da tempo, nei tuoi confronti e che la tua presenza alla cena di affari in casa Vespa ha moltiplicato in misura geometrica. Niente è servito a niente; anzi!
La parabola del “Buon Samaritano” che in questa domenica è stata letta in tutte le chiese cattoliche ti pone non nelle vesti di quest’ultimo, e nemmeno nelle vesti del “sacerdote” che “guarda e va oltre”, bensì nella cricca dei briganti che rubano e percuotono a sangue, lasciando morte e distruzione. Cosa ci stavi a fare tu, cardinale di Santa Romana Chiesa, in quella casa trasformata in zoo, là dove famelicano in tresche trame lupi rapaci come Geronzi, camaleonti bavosi come Casini, viscide bisce come Vespa, talpe prosseneti come Letta e, sopra tutti, la iena ridens, il corrotto corruttore per antonomasia: Silvio Berlusconi?
Qualcuno, malignamente, ha parlato di un tuo ritorno in casa, considerato che quell’appartamento un tempo era di proprietà di Propaganda Fide, la Nuova Immobiliare per i VIP della Capitale. Immagino avrà anche benedetto la mensa, di sicuro avrà stretto la mano a tutti, benedicendo le loro rapine, consacrando le loro consorterie e legittimando le loro pratiche lobbistiche. E così, come se non bastasse alla chiesa il grosso problema della pedofilia nascosta, tu ti fai in mille pur di trasformarla in un centro di riciclaggio di rifiuti tossici. Cristo amava i peccatori, ma questi erano poveri cristi che toccati dentro erano capaci di conversione. I delinquenti con i quali tu ami sollazzarti sono irredimibili come i ricchi epuloni della parabola. Per costoro più che la mano benedicente del cardinale compiacente necessiterebbe la sferza pungente del profeta dissenziente: “Le vostre mani grondano sangue… Allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni” (Isaia 1, 15…).
Ma tu non sei capace di tanto; abituato a tacere di fronte ai potenti, trovi invece la forza per alzare la voce contro i deboli. Il tuo silenzio di fronte a questi seviziatori di popolo si fa delitto alla stessa stregua del tuo strillare sulla testa dei deboli.
Aduso come sei a coniugare delitto e solennità, ho paura che perfino tu sia irrimediabilmente perso.
Avezzano, 12 Luglio 2010
Aldo Antonelli, parroco di Antrosano – L’Aquila