Di seguito riportiamo la risposta del Sindaco di Perugia, pubblicata su Il Messaggero del 5/02/2011 alla ‘Lettera Aperta’ scritta sul nostro blog dalla Presidente Nazionale del FAI.

Gentile Presidente,
conosco bene le questioni da Lei sollevate nella Lettera Aperta che ho letto sul Messaggero.
Come conosco il suo amore per la città (che condivido con Lei) e l’impegno del FAI nel tutelare e promuovere le bellezze del nostro Peaese.
Lo sviluppo urbanistico di Perugia negli annni passati è stato frutto di culture diverse da quelle di oggi.
E’ figlio dei suoi tempi, tempi in cui la crescita della città non sembrava coniugarsi con il concetto di sostenibilità ambientale.
Non credo possa essere definito il più bello, ma certamente non è ‘uno dei peggiori d’Italia’, come Lei denuncia.
Più precisamente, non si può dire che sia i precedenti piani regolatori, sia il nuovo PRG non abbiamo perseguito, anche se con fatica, la salvaguardia di moltissmi spazi verdi, rurali e non, di cui la città nel suo complesso, dal centro storico, ai quartieri più esterni come Ponte Felcino, Ponte Valleceppi e Pretola, è ricca.
Questo, a tutto beneficio di una dimensione urbana che ancora oggi è in grado di offrire una grande qualità in termini di valori paesaggistici ed ecologici, ancorchè profondamente cambiati nel tempo, rispetto alla città storica.
Essere riusciti in particolare con il nuovo PRG e con la fase successiva di gestione dello stesso a non consentire alcuna forma ulteriore di edificazione su spazi di grande pregio come il vallone di Santa Margherita, i colli urbani di Monte Morcino, Prepo, Lacugnano e la stessa valle del Genna, dove anche la Multisala nasce come forma di recupero come area destinata a capannoni, o lo stesso Pian di Massiano, il parco di Chico Mendez… non è stata un’operazione politica semplice: essa ha comportato il rifiuto netto a svariate centianaia di legittime richieste di cittadini perugini che coltivavano il desiderio di realizzare (anch’essi) le proprie ville e villette.
Parlarae di ‘cementificazione ovunque rimanga un pezzo di verde’ dunque non solo non corrisponde al vero ma appare profondamente ingeneroso nei confronti delle Amministrazioni comunali che negli ultimi decenni hanno indotto con le proprie scelte i cittadini e l’imprenditoria edile a puntare sempre più sul recupero delle aree urbane esistenti e degli insediamenti storici, e sempre meno ad una espansione senza limiti.
Credo inoltre che si possa dare atto all’attuale Amministrazione di aver cambiato radicalmente la politica e l’idea stessa dello sviluppo.
Abbiamo fatto della qualità urbana a partire dal centro storico, ma non solo, il punto centrale dell’impegno del Comune.
Negli ultimi mesi sono stati completati gli interventi in Corso Garibaldi, Porta Eburnea, Via Campo Battaglia, la parte alta di corso Cavour: intere parti della città sono state riqualificate.
In realtà è da qualche anno che stiamo procedendo al recupero di immobili in disuso o adibiti ad altre funzioni per riportarvi la residenza e incentivare attività economiche e commerciali compatibili.
Le faccio alcuni esempi: l’ex ospedale di via Oberdan, il complesso di via Fratti, l’ex Fatebenefratelli, la ex scuola Pascoli oggi Palazzo Grossi, Palazzo Bianchi.
Abbiamo dato una decisa accelerazione alla raccolta differenziata porta a porta.
Stiamo incentivando la green economy.
Promuoviamo l’uso dei pannelli solari negli edifici pubblici (quello che si sta installando sul tetto del Palasport Evangelisti è il più grande d’Italia nel settore degli impianti sportivi) e privati.
Lei pone, inoltre, alcune questioni concrete.
Non mi sottrarrò alla risposta.
Le minifrane di cui si parla nella lettera sono quelle che hanno effettivamente interessato di recente la strada comunale che da via Eugubina conduce a Pretola e la stessa via Eugubina: si tratta più precisamente di modesti smottamenti delle scarpate stradali causati da piogge prolungate e di forte intensità.
La causa è da ricercare nella non ottimale regimazione delle acque di scorrimento dei campi e non già in un modello di urbanizzazione selvaggia registrabile in altre aree del paese.
Una soluzione tecnica al problema specifico comunque esiste: ci si dovrebbe far carico della espropriazione di una fascia di terreno parallelo alla strada di almeno cinque-sei metri di larghezza per realizzarvi un fosso di guardia.
Affermazioni del tipo ‘qui un giorno verrà giù tutto’ sono pertanto da attribuire ad un approccio semplicistico e fin troppo approssimativo verso una situazione sporadica che non desta preoccupazione.
Per quanto riguarda la’ sfilata di capannoni multicolore’ presenti in pianura, va segnalato che si tratta di una delle tre aree industriali più importanti ed attrezzate del territorio comunale e regionale, che pur se paesaggisticamente non pregevoli, ospitano da diversi decenni molte centiania di attività produttive, e che tutte insieme danno lavoro a migliaia di cittadini.
La sua prossimità al Tevere non deve destare preoccupazione: il rischio di esondazione per quest’area è praticamente nullo, così come risulta dalla carte ufficiali dell’Autorità di Bacino e dello stesso PRG.
La ringrazio comunque per le osservazioni, e Le confermo la mia stima e dell’Amministrazione comunale perugina per il lavoro prezioso svolto dal FAI.
Wladimiro Boccali
Sindaco di Perugia