Per meglio chiarire cosa intendo per capacità di gioire, prendo un esempio dalla vita corrente: se ho il denaro per acquistare un quadro – il cui valore di mercato è magari elevatissimo -, l’acquisto di per sé non è sufficiente per il godimento. Per fruire del quadro devo saperlo leggere, devo soprattutto lasciarlo parlare e insieme decifrarlo: in una parola, interpretarlo. Non è, allora, difficile capire che il possesso è irrilevante ai fini della fruizione, con il singolare paradosso che chi non può acquistare il quadro ne può magari godere meglio di chi lo possiede. Ma per creare una sensibilità estetica o, più in generale, per elevare la cultura collettiva, è necessario fare grandi investimenti e di lungo periodo: la formazione costa. Il denaro può, dunque, divenire fattore di felicità sia individuale sia pubblica se serve, non se asserve.

(Salvatore Natoli, “Il buon uso del mondo”)