Gentile Sindaco,
la ringrazio della sua risposta pubblicata inaspettatamente anche sul Corriere del’Umbria e sul Messaggero oltre che sul sito “perperugia e oltre” il solo al quale io avevo indirizzato la mia lettera aperta.
Molto dettagliatamente lei comunica quanto la sua amministrazione sta facendo per “cambiare la politica e l’idea stessa dello sviluppo”.
Mi auguro che i cittadini di Perugia ed io con loro, possano percepire presto un tale cambiamento di rotta e per questo non opporrò come certamente potrei, un elenco altrettanto dettagliato di criticità ancora molto palesi che riguardano sia il centro storico che il territorio che circonda la città.
Mi permetto solo due ultime considerazioni: primo, un’area industriale seppur utile allo sviluppo economico può essere costruita in molti modi e visto l’impatto paesaggistico che implica non si tratta di scelte minori: il percorso attuale è certamente il peggiore sebbene ci sarebbero potute essere molte alternative anche ispirate ad altri paesi che permetterebbero di non togliere nulla alla vocazione “produttiva” ma rispettando dei criteri meno o affatto invasivi. Coniugare crescita con tutela è la vera scommessa di un’amministrazione che voglia dimostrare un cambiamento di rotta.
Infine come io stessa le ho scritto”viene giu’tutto” è una vox populi e che lei giustamente sottolinea passibile di una certa superficialità: ma non la sottovaluti, Sindaco, il buon senso che questa voce ha suscitato di fronte a un pezzo di verde di modesta dimensione sul quale si sta costruendo una attaccata all’altra un numero assolutamente esorbitante di case. In tante, troppe Regioni e Comuni queste voci sono rimaste inascoltate con le conseguenze che si sono viste nel corso degli ultimi anni.
Rappresento una Fondazione che crede, come giustamente dice Salvatore Settis nel suo ultimo e allarmante libro “Paesaggio, Costituzione, Cemento”, che l’emergenza Paesaggio (e quindi ambiente, beni culturali e naturali) sia in Italia gravissima, che il danno sia quasi irreversibile e che solo un cambiamento di rotta a 360 gradi può evitare che il nostro Bel Paese venga irrimediabilmente sfregiato.
Solo condividendo questo sentimento, solo provando la stessa indignazione quando si arriva a Perugia da Firenze e si alzano gli occhi verso la città,solo confrontandosi realmente e trasparentemente con delle soluzioni diverse che permettano di conciliare le diverse necessità, si può essere credibili e considerati tra coloro che pensano che lo sviluppo debba necessariamente cercare una strada diversa e che percorrerla sia un dovere civile prima di tutto da parte delle istituzioni elette dai cittadini.
Ilaria Buitoni Borletti