A pag. 144 del testo si legge:
“Per una donna procreare è perdere quanto non ha posseduto mai. I figli che escono dal suo ventre non le sono appartenuti e non le appartengono. E’ solo un’impostura che glielo fa credere con tanta ostinazione. Lei, in verità, ne è un puro tramite: è uno strumento, un ponte perchè imbocchino la loro strada altra, perchè scivolino fuori da lei irrimediabilmente, così che lei ritrovi, del suo essere madre, l’innaturalità.”
Gabriella Ripa di Meana