‘…Già da molti anni la mia vita, i miei libri, si dipanano in questo miscuglio di guerra, di paura delle sue conseguenze, di ansia per Israele e per i miei cari che ci vivono, di lotta per il diritto ad avere una vita privata, intima, non eroica…
E quanto più conosco profondamente la distruzione e la devastazione di una vita in uno stato di
guerra, più sento il bisogno di scrivere, di creare, come se questo fosse un modo di rivendicare il mio diritto all’individualità, di dire ‘io’ anzichè ‘noi’.
La guerra, per sua natura, annulla le sfumature che rendono unico un individuo e la meravigliosa peculiarità di ogni essere umano. E con la stessa violenza rinnega anche la somiglianza fra gli esseri umani, le cose che ci rendono uguali, il nostro comune destino.
La letteratura, non solo scrivere libri ma anche leggerli, è l’opposto di tutto ciò. E’ la totale dedizione all’individuo, al suo diritto di essere tale e al destino che condivide con l’intera umanità.
La letteratura è la stupefazione per l’uomo, la sua complessità, la sua ricchezza, le sue ombre….’
Dal discorso che David Grossman ha tenuto alla Fiera di Francoforte, domenica 10 ottobre, in occasione del conferimento del ‘Premio della Pace’.