In questi giorni il dolore per la morte dei nostri soldati a Kabul ci unisce nella tristezza. Purtroppo questo lutto non ci esime dal riflettere sul tristissimo momento politico e culturale che stiamo attraversando: lo sguaiato comportamento di un piccolo uomo politico, il Ministro Brunetta, che incita alla divisione della nostra società, l’eversivo e violento atteggiamento del Premier nei confronti dell’ informazione non assoggettata ai suoi scopi, l’asservimento a lui di molti giornalisti di corte, la totale assenza di impegno governativo nei confronti della crisi che sta falcidiando migliaia di posti di lavoro. Questi sono soltanto alcuni ma sostanziali elementi che discendono da una precisa idea politica che guida l’azione di Governo: limitare la libertà di espressione pubblica, veicolare le idee di un plutocrate attraverso meccanismi di organizzazione del consenso basati sul controllo totale dei mezzi di informazione. Sono considerazioni che provengono anche da organizzazioni straniere come “FREEDOM HOUSE” e “REPORTER SANS FRONTIERES” che guardando al nostro povero Paese non possono far altro che commentare così: l’Italia non è più un Paese completamente libero.
Freedom House è un’ organizzazione non governativa americana che da trent’anni esamina e giudica la libertà di stampa in oltre 190 Paesi del mondo. Nel giudizio di questa agenzia l’Italia viene declassificata da Paese libero (Free) a Paese parzialmente libero (partly free) e questo rappresenta un caso unico nell’Europa Occidentale insieme alla Turchia. Le cause di quel declassamento consistono per l’Agenzia nell’ intimidazione e nelle denunce subite dai giornalisti e dai giornali, nella concentrazione della proprietà dei media, nelle nuove leggi che non consentono di pubblicare e commentare i comportamenti degli uomini pubblici. Per tali motivi, soprattutto per il vistosissimo conflitto di interessi del Premier, il nostro Paese viene retrocesso rispetto Paesi meno sviluppati del nostro e con una storia democratica molto più recente.
Un’altra agenzia francese Report sans frontieres osserva che pluralismo e libertà nella diffusione delle notizie non sono più tali in Italia e ci posiziona nella classifica mondiale sotto la Bulgaria e la Namibia.
Insomma non siamo più un Paese veramente libero. Un velo di opacità untuosa è sceso su uno degli aspetti principali delle democrazie occidentali: la libertà di espressione. Gli untori sono noti.
Partecipiamo allora con grande convinzione alla manifestazione sulla libertà di stampa che si terrà a Roma il 3 Ottobre 2009.
Maurizio del Pinto