Dal Deep web: la fogna dell’universo parallelo da La prigione dell’umanità, Livio Varriale, Minerva:
“Il lato oscuro della rete, con cui dovremo sempre più fare i conti, ha il profilo sinistro di una nera regione dell’illecito, in cui si commerciano armi, si spacciano sostanze stupefacenti, si effettua cyberspionaggio, si fanno circolare medicine fuori legge, si esercita la pedo pornografia e ogni forma di prostituzione fisica e , quel che è peggio, intellettuale.”
“L’immagine che descrive il deep web è molto suggestiva: un iceberg. Questo enorme blocco di ghiaccio ha una peculiarità ben precisa: quello che emerge non è altro che una piccolissima percentuale della massa complessiva. La cima visibile sopra la superficie del mare di ghiaccio emersa è definita clearnet e, precisamente, è tutto quello che vediamo tramite i motori di ricerca: i social network, le piattaforme di e-commerce e tutta la gran parte dei siti internet presenti in circolazione. Che cos’è il sommerso di cui non conosciamo né la consistenza né tantomeno la sostanza? Semplice: tutto ciò che digitando sui motori di ricerca non si riesce a trovare, una parte di web oscuro, permeato dall’alone di mistero che lo circonda e di cui esistono poche verità in un oceano di bugie.”
L’umanità in gabbia
“(…) non so se il deep web costituisca un vero pericolo, ma certamente è una palestra di una classe, non dirigente, ma attiva nel nostro mondo. (…) Certo, c’è troppa libertà, ma in fondo non è vero che la fogna superi la realtà. (…) il deep web è lo specchio della realtà digitalizzato. Qui è difficile muoversi, ma certamente non impossibile. C’è un dato interessante che non va trascurato: la conoscenza è di tutti, ha un costo ma consente di comprendere determinati meccanismi che nei percorsi universitari di oggi non si spiegano.”
La prigione dell’umanità, Livio Varriale, Minerva
“In conclusione, inutile girarci intorno: il deep web mi ha solo confermato i veri rischi dell’umanità intera. E alla fine ho dato pace alle mie ossessioni. Questo mondo stupendo, dove i social media prediligono contenuti lievi, che non mostrano morte, disperazione, malattia e sofferenza, non sono che la prigione dell’umanità. (…) L’uomo inizia ad essere schiavo di chi crea gli strumenti per domarlo: ma quando sarà servo dei suoi strumenti, allora l’uomo non avrà futuro. E se nel 2036 un solo computer potrà avere la capacità di calcolo dell’intera umanità, non sarà difficile immaginare come il mondo procederà verso una conversione: non più digitale ma androide. Questo renderà tutto interessante e porterà a una rivolta dal basso. Ci sarà un cambiamento ancora più marcato dell’economia mondiale e gli Stati non avranno più rilevanza perchè indebitati, a differenza delle multinazionali che diventeranno sempre più ricche e potenti. Il mondo dei film futuristici, gli scenari già ampiamente raccontati nelle sceneggiature hollywoodiane dagli anni Settanta , quelle distopie inquietanti, potrebbero realizzarsi. (…) Questa è l’evoluzione della specie: un’umanità rilassata e sicura. Dentro la sua gabbia.”
Livio Varriale, La prigione dell’umanità, Ed. Minerva