Il nostro viaggio in Tibet è stata un’avventura emozionante.
E’ una terra magica, tragica, spirituale; la natura è smisurata.
A dispetto dell’evidente mancanza di libertà, il popolo tibetano conserva il suo sorriso conquistando chiunque.
Abbiamo appena potuto intuire il sentimento di ospitalità di cui è capace; non è infatti consentito a quella gente di esprimerlo.
Ai turisti è negata la possibilità di ogni contatto diretto con la popolazione; si può viaggiare soltanto lungo percorsi approvati, prima dell’ingresso in Tibet, dal governo cinese.
Siamo stati affiancati durante il viaggio, è più corretto dire scortati, da una guida e da un autista.
Il dominio cinese è sottolineato dalle bandiere rosse sui tetti degli edifici e da monumenti che celebrano la forza militare della Cina, sovrastando perfino gli antichi monasteri….
Il POTALA, imponente complesso monastico per secoli residenza del Dalai Lama, assediato da moderne costruzioni commerciali e da antenne televisive del Governo, ci appare uno splendido simulacro del passato ….
Basta allontanarsi un po’ e, in una LHASA praticamente militarizzata, ci s’immerge nel flusso di pellegrini con in mano il rosario di legno di sandalo o la ruota delle preghiere che recitano mantra.
Masse di fedeli in visita alla Città Santa con abiti coloratissimi e impolverati, la fronte tumefatta per le prostrazioni testimoniano di una tradizione, di un’identità ancora molto forte in quel paese….
L’augurio che rivolgiamo ai tibetani è di volerla e poterla conservare la loro identità nazionale se la Cina si deciderà a lasciarli vivere finalmente in pace, senza soldati ad ogni angolo di strada…
Monia Montagnini e Mario Pertosa
Agosto 2010