Oggi, lunedì 8 marzo, pubblichiamo la domanda che abbiamo rivolto alle candidate Presidente sul tema del nucleare.
DOMANDA N°2: NUCLEARE
Rispetto ai Programmi di Governo sulle installazioni di centrali nucleari il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha dichiarato che (qualora rieletto) sarà ‘disobbediente’.
Lei?
RISPOSTA di FIAMMETTA MODENA (PdL):
Quello del nucleare è un falso problema.
E’ una chiamata alle armi da parte del centrosinistra su un problema non concreto.
Il Governo nazionale non individuerebbe mai un sito senza il consenso della popolazione di una regione.
Tutte le scelte relative alla politica del nucleare saranno necessariamente condivise con la comunità.
Ed è assolutamente non verosimile che l’Umbria possa essere scelta come sede di una centrale nucleare.
Credo proprio che sia il caso di parlare di problemi concreti, delle vere necessità dell’Umbria invece che trovare argomenti strumentali utili solo a chi non è in grado di discutere dei grandi temi che interessano l’Umbria e gli umbri.
RISPOSTA di PAOLA BINETTI (UDC):
Il problema più urgente che hanno oggi tutti i Paesi e in ogni Paese tutte le imprese è quello delle risorse energetiche: finito il tempo del carbone, sempre più problematico per costi e possibilità di rifornimento il petrolio, i Paesi non produttori di petrolio sembrano dibattersi tra due alternative: da un lato il nucleare con i suoi rischi reali e con tutto l’alone di pregiudizi che lo accompagna e dall’altro la possibilità di creare fonti energetiche alternative: dall’eolico al fotovoltaico, dalle biomasse ai nuovi modelli energetici che scienza e tecnica ci propongono di volta in volta… Il vero problema non è essere a favore o contro il nucleare… il problema è quale nucleare per questo Paese, quali condizioni di sicurezza per i luoghi in cui vengono collocati i nuovi reattori nucleari di terza generazione, e nello stesso tempo quali competenze per chi dovrà gestire i nuovi impianti. In un Paese lungimirante l’obiettivo è creare il giusto mix di fonti energetiche per essere il più autonomi possibili e per garantire al Paese nella sua complessità l’approviggionamento energetico di cui ha bisogno a seconda di esigenze che possono essere assai diverse tra di loro nei diversi luoghi. Il Nucleare oggi implica una particolare attenzione non solo alla produzione energetica, ma anche allo smaltimento dei “rifiuti” e la nostra valutazione sul Nucleare è attenta e circostanziata a tutte le fasi del ciclo di produzione e di smaltimneto, ma non ha nessun pregiudizio. Non ci nascondiamo però che anche tra le persone favorevoli al nucleare sussistono atteggiamenti di prudenza che tendono a spostare le centrali in contesti diversi dal proprio: come dire si al nucleare, ma non a casa mia… Ansie e preoccupazioni della cittadinanza meritano la massima considerazione: il dibattito sul nucleare è anche un sondaggio sulle paure che il nucleare evoca. Non c’è solo la valutazione economica, tecnica e scientifica; c’è anche l’impatto emotivo che richiede un lungo e progressivo lavoro di informazione e di condivisione delle scelte con la pubblica opinione, a cominciare da quella che è più direttamente interessata al problema per la vicinanza fisica. Vale per il nucleare, come per molte altre scelte strategiche, la logica del consenso informato: le persone debbono capire e debbono condividere almeno in linea di massima il senso delle scelte. Non basta che siano favorevoli al nucleare i decisori finali, occorre un ampio coinvolgimento democratico che non imponga dall’alto decisioni che suscitano angoscia, ma che risolvano prima le paure della popolazione e poi lascino emergere tutta la razionalità che c’è dietro una scelta per un nucleare più sicuro e più economico che rende più autonomo il Paese favorendone lo sviluppo economico e industriale.
RISPOSTA di CATIUSCIA MARINI (PD):
Penso e spero che non sia necessario arrivare alla disobbedienza. Mi auguro che il Governo rispetti il dettato costituzionale che afferma un principio chiaro: le politiche di gestione del territorio appartengono alla esclusiva competenza delle regioni. Non sta né in cielo né in terra che un Governo, qualunque esso sia, possa pensare di decidere sulla nostra testa.Detto questo, ribadisco quanto già affermato in più occasioni: l’Umbria è contraria, non ad una centrale nucleare in casa sua, ma alla scelta “nuclearista”. Siamo infatti convinti che si può e si deve realizzare una politica energetica virtuosa, che valorizzi le energie alternative e rinnovabili di cui proprio la nostra regione dovrà essere, nel prossimo futuro, un grande laboratorio di sperimentazione e innovazione. In questo settore e, in generale, con l’economia verde potranno essere creati posti di lavoro e sviluppata una filiera che colleghi il mondo dell’università e della ricerca scientifica con il tessuto imprenditoriale e sociale”.